Doppia esenzione Imu in presenza dei requisiti, senza discriminazioni tra coppie. Il legislatore deve assicurare lo stesso trattamento alle coppie sposate e a quelle che hanno costituito un’unione civile, rispetto a coloro che hanno scelto un rapporto di convivenza. Non è ammissibile che le coppie che hanno formalizzato il loro rapporto siano penalizzate e non possano fruire due volte dell’esenzione dal pagamento dell’imposta municipale qualora abbiano per vari motivi fissato la residenza e la dimora in due luoghi diversi, così come già avviene per i conviventi di fatto. Dunque, sono incostituzionali le disposizioni di legge che in passato e anche con l’ultimo intervento normativo hanno limitato l’agevolazione fiscale a un solo immobile. Per avere diritto all’esenzione Imu per l’abitazione principale è sufficiente, al di là della formalizzazione del rapporto, provare la destinazione del singolo immobile a dimora abituale di ciascuno. È il principio affermato dalla Corte costituzionale, con la sentenza 209 del 13 ottobre 2022. Per il giudice delle leggi, “nel nostro ordinamento costituzionale non possono trovare cittadinanza misure fiscali strutturate in modo da penalizzare coloro che, così formalizzando il proprio rapporto, decidono di unirsi in matrimonio o di costituire una unione civile”. Il legislatore non può “precludere la possibilità di mantenere la doppia esenzione anche quando effettive esigenze, come possono essere in particolare quelle lavorative, impongano la scelta di residenze anagrafiche e dimore abituali differenti”. È stata, infatti, dichiarata l’illegittimità costituzionale anche della recente disposizione, vale a dire l’articolo 5-decies del dl 146/2021, che ha riconosciuto il beneficio fiscale, nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi situati nel territorio comunale o in comuni diversi, a “un solo immobile, scelto dai componenti del nucleo familiare”.